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Federico II di Svevia in Sicilia

Federico II lo Stupor Mundi

Federico II di Svevia

Federico II era per parte di padre uno Hohenstaufen, per parte di madre un re normanno. Salì al trono all’età di quattordici anni e fino ad allora fu affidato alle cure della madre Costanza d’Altavilla e al suo tutore Innocenzo III.

Trascorse la sua infanzia in Sicilia e dopo essere stato incoronato re di Sicilia dovette combattere contro tutti coloro che cercarono di ostacolare il suo potere tra cui alcune etnie dell’isola come alcuni ribelli  musulmani, baroni ed ecclesiastici e papi che avevano timore del regime autoritario che Federico II aveva imposto durante il suo regno (sebbene nei primi anni di governo non rimase molto nell’isola).

I primi segni di questo controllo magistrale di Federico II si manifestarono in alcuni episodi. Quando tornò dalla Germania nel 1220 ordinò la distruzione di tutti i castelli edificati dopo il 1189 sostenendo che la costruzione dei castelli era una prerogativa regia anche in territorio feudale e aveva anche ordinato che nessuno dei castelli vecchi potesse essere restaurato.

Le leggi feudali normanne vennero riaffermate in termini precise: qualsiasi concessione i vassalli potessero ottenere dopo il 1189, queste potevano essere revocate per autorità regia in qualsiasi momento per giusta causa; venne reimposta una tassa di successione e  vedove, figlie non potevano sposarsi senza consenso regio.

In Sicilia Federico II si comportava come un re assoluto e aveva anche imposto delle leggi che regolamentavano il comportamento nella vita privata degli isolani. Fondò  a Napoli un’università per la formazione di avvocati e amministratori e impediva agli studenti di studiare all’estero. C’era una precisa volontà di volere controllare gli studi.

Uno di questi giuristi Pier delle Vigne, logoteta e protonotaro della Sicilia, scrisse il Liber Augustalis: un codice di leggi del 1231 che classificava le precedenti leggi normanne e diede loro una portata maggiore portata. Era chiaro l’assolutismo di Federico II: l’imperatore riceveva il regno da Dio, gli ecclesiastici non dovevano interferire negli affari secolari, la giustizia penale spettava al sovrano, e i ricorsi in appello dovevano essere rivolti alla corte del re.

La Sicilia ai tempi di Federico II venne divisa in varie sezioni da un punto di vista amministrativo, e c’era un giustiziere per ogni sezione, che restavano in carica per almeno un anno, dovevano essere laici e non nativi della provincia stessa. C’erano punizioni severe per i bestemmiatori, per gli adulteri, per i baroni che assoldavano per terrorizzare le campagne, per i medici senza licenza. Dopo avere scritto questo codici e di leggi si riunì a Melfi un’assemblea generale nel 1232 dove alcuni dei suoi principali sudditi potevano ascoltare e rettificare le sue proposte. Questo tipo di governo stava diventando un organo di governo abbastanza regolare. I sudditi più fidati di riunirono poi due volte l’anno e avevano poi il compito di indagare se nelle varie provincie tutto andasse bene. La partecipazione a queste assemblee era diventato un obbligo ma non assunsero mai l’aspetto di parlamenti cittadini che potevano fare trapelare l’idea che si stesse spianando la strada verso un’autonomia municipale al pari dell’Italia del Nord. Federico II da bravo re normanno non aveva alcuna intenzione di concedere autonomia alle città e quando qualcuna ci provò fu rasa al suolo come accade a Centuripe. Neppure Messina riuscì a salvaguardare i suoi interessi di città mercantile che da sempre aveva sviluppato rispetto a tutte le altre città siciliane un certo grado di indipendenza, come Catania e Siracusa al momento della ribellione questa venne sedata con forti repressioni da parte di Federico II e le sue truppe.

Federico II operò una monarchia assoluta e il suo intento era quello di creare ricchezza per la sua corte ma aveva anche a cuore lo sviluppo economico dell’isola. Creò tuttavia un grosso danno all’economia siciliana del periodo che avrebbe poi avuto delle ripercussioni nel periodo a venire: impedì la creazione di una classe borghese fatta di mercanti e altro che potesse ostacolare l’arroganza e per certi versi la chiusura dell’aristocrazia terriera che nei momenti di difficoltà della Sicilia prendeva le redini del governo causando enormi danni.

Federico II aveva messo delle imposte su ogni cosa per cercare non solo di dare potere alla corte ma anche per il bene del paese, infatti molta parte del ricavato serviva per delle spese pubbliche e per creare un po’ di ordine nel caos dilagante di allora nel settore economico. Le imposte tuttavia erano troppo alte, e c’erano troppe tasse su prodotti di eccellenza del commercio siciliano che rimpinguavano le tasche del governo, che erano diventati ormai monopolio regio (sale, seta, grano, canapa,ferro, acciaio, catrame,etc.). Anche in agricoltura cercò di legiferare in modo tale da favorirla e pare fosse stato parecchio attento da favorire le colture della seta e della canna da zucchero. Era un sovrano attento e curioso e alcuni studi archeologici dimostrano che egli doveva avere fatto costruire un lago artificiale vicino Augusta che doveva servire per l’irrigazione o approvvigionamento d’acqua dell’isola. Si tratterebbe del primo esempio di un’opera di tale genere in Europa agli albori del tredicesimo secolo. Federico II voleva sicuramente ripristinare le opere di irrigazione nell’isola che erano andate perdute dopo la fine del dominio degli arabi.

Ci sono anche degli episodi storici che fanno di Federico II un re spesso crudele quando trasferiva intere popolazioni come accadde per Malta, quando radeva al suolo interi villaggi e ne creò di nuovi come accadde per Terranova che venne fondata da lui nel vecchio sito greco di Gela. Fu anche molto violento contro i musulmani che non si attenevano alle sue leggi  i quali si erano ribellati inutilmente in modo alterno nel corso del suo regno.

Federico II era anche contrastato dalla Chiesa per il suo carattere indolente e perché i suoi possedimenti toccavano quelli dello Stato Pontificio, ma non fu spietato contro la Chiesa. Egli ridusse l’autorità dell’Islam e di Bisanzio nell’Italia del Sud. Guidò una crociata e si proclamò re di Gerusalemme e creò il tribunale dell’inquisizione a Palermo che giudicava i valdesi, i patarini, i “circoncisi” e altre sette riconosciute come eretiche. Tuttavia si destreggio egregiamente con la Chiesa e non permise di interferire nella sua politica e ribadì più volte il concetto che la Sicilia non era per diritto un feudo della Chiesa. Gli ecclesiastici pagavano le imposte come gli altri e Federico II aveva chiaro l’intento di non fare la Chiesa che già si suo stava più che bene.

L’educazione di Federico II ricevuta in Sicilia contribuì alla formazione di questo sovrano così colto ed eclettico. Conosceva le opere d Maimonide,il grande rabbino morto al Cairo nel 1204, sceglieva per la sua corte scienziati e poeti  arabi, discuteva di filosofia con intellettuali  ebrei e musulmani. Una volta scandalizzò gli ortodossi distribuendo un elenco di domande per sapere cosa pensassero i non cristiani sull’immortalità dell’anima. Le sue strane credenze e costumi ispiravano tale orrore ai devoti cristiani che fu persino accusato di tenere un esercito d maghi che praticavano gli orribili culti di Astaroth e Beelzebub. I frati inventarono forse il fatto che egli allevava bambini in isolamento per vedere se avessero parlato in ebraico e che sezionava uomini vivi per studiare la fisiologia della digestione.

Federico II si comportava in modo molto diverso rispetto agli usi e costumi del tempo, usciva fuori dagli schemi contemporanei di comportamento di allora e questo lo faceva giudicare a volte molto male. Nel suo mecenatismo egli protendeva più per le scienze e non per le arti. Non diede molto impulso all’architettura o alla scultura monumentale e decorativa e aveva un gran desiderio di conoscenza. Amava la compagnia di astronomi e matematici, si interessava a problemi tecnologici come il prosciugamento di paludi, costruzioni di macchine belliche.

Tra i grandi personaggi illustri della sua corte Michele Scoto, uno scozzese che era filosofo, zoologo, e traduttore dall’arabo e dal greco e studioso di Aristotele e Averroè. Teodoro in greco d’Egitto che preparava medicine e oroscopi e che era scienziato, ambasciatore e le sue traduzioni come quelle di Scoto ebbero la loro influenza nel Rinascimento.

Federico II aveva un interesse particolare per gli animali e si dice possedesse un suo giardino zoologico fatto di animali esotici che lo seguivano nei suoi spostamenti. Fece venire nuove razze di cavalli da incrociare con ceppi domestici  e studiò per trenta anni i falchi, scrivendo un famoso trattato di falconeria dove oltre a parlare con dovizia scientifica dei falchi si occupa di altre specie animali classificandoli. Federico II credeva molto nell’osservazione diretta.

Questi diversi interessi confermano che l’educazione di Federico si era svolta in Sicilia e non in Germania. Egli si rivolse in modo naturale a una letteratura “nazionale” e a una lingua poetica siciliana. Il dialetto parlato non doveva essere motlo dissimile da quello di oggi e pare che la lingua di Federico II fosse proprio questo dialetto ( i primi esempi scritti di questo dialetto sono un elenco di pratiche magiche associate al prendere moglie, compresa una ricetta di pozione a base di vino zuccherato e bile d’orso). Federico II visse infatti in Sicilia dai due ai tredici anni anche se la lingua di corte era il franco-normanno,e il re conosceva per certo il latino, il provenzale, il tedesco e forse un po’ di arabo e greco. Dai provenzali apprese l’arte di poetare che diventò di moda alla sua corte, ecco perché la nuova lingua siciliana della poesia di corte aveva alcune radici nella Francia del sud.

La letteratura provenzale aveva avuto molta influenza in questo periodo in Italia e la corte di Palermo ne fu un naturale ingresso. Molti francesi si erano stabili in Sicilia portando le tradizioni letterarie della loro terra, e il legame con la Provenza fu poi suggellato dal matrimonio di Federico II con Costanza di Provenza che giunse a Palermo con un seguito di cinquecento cavalieri. Ciò contribuì a fare della sua cote un centro di creazione letteraria. Tra i giuristi che lo accompagnavano nei suoi viaggi c’era Giacomo da Lentini, autore di una lirica provenzale che è la prima composizione poetica in vero siciliano che sia sopravvissuta , e sappiamo che c’erano tanti altri scrittori in questa stessa categoria dello stesso ramo professionale.

Federico morì nel 1250 e trascorse i suoi ultimi giorni in un castello della Puglia, circondato dal suo seguito musulmano.  Una leggenda narra che a Federico II fosse stata profetizzata la morte in un luogo con il nome di un fiore come poi effettivamente accadde a Castel Fiorentino, a pochi metri da Foggia in Puglia.  Il suo corpo fu poi portato a Palermo  per essere inumato. Era stato il più ragguardevole sovrano del Medioevo e però i successi da lui avuti erano dovuti alla sua personalità ma non plasmati da forze durevoli né veramente accettati dai suoi sudditi. Pochi durarono a lungo dopo la sua morte e si era fatto molti nemici e la Sicilia doveva farne le spese. I feudatari dopo la sua morte ebbero mano libera.

Si dice che Federico II amasse la Sicilia, tuttavia preferiva stare nei suo castelli in Puglia. Nessuno dei suoi funzionari era nativo dell’isola . Sia Enrico che Federico erano stati portatori di una politica di stato tedesca che segregava la Sicilia in un angolo marginale, la prosperità dell’isola infatti era da datare ai tempi in cui la Sicilia era legata ai traffici del Nord Africa e dell’Oriente. Dopo la sua morte seguì quella dell’isola per un lungo periodo.